Si scrive plexiglass o plexiglas? Vera la seconda, ma l’importante è lavorarlo (e smaltirlo) bene

È di questi giorni la disputa sul modo corretto di scrivere il nome commerciale più noto del polimetilmetacrilato (PMMA): plexiglass o plexiglas? Due ‘s’ o una ‘s’ sola?
Protagonisti della diatriba due importanti esponenti politici italiani: la ministra dell’Istruzione, on. Lucia Azzolina, e l’ex ministro dell’Interno, sen. Matteo Salvini.
La prima ha sostenuto la grafia che prevede due ‘s’, mentre il secondo ho sposato la causa della ‘s’ singola. La battaglia a colpi di tweet è infiammata sulla possibilità che a settembre – al ritorno sui banchi di scuola- gli studenti possano essere “separati” da pannelli divisori in PMMA, in modo da evitare il contagio da nuovo Coronavirus.
Il leader della Lega ha contestato alla ministra una soluzione di questo tipo, perché sarebbe come chiudere in gabbia i bambini; dal canto suo l’esponente 5 Stelle ha smentito che il ministero abbia mai pensato a ‘divisori’ in polimetilmetacrilato per proteggere gli studenti dal virus.
La battaglia però, come spesso succede, si è subito spostata su un argomento collaterale (e sul piano personale): la ministra Azzolina ha accusato Salvini di non sapere «neanche come si scrive ‘plexiglass’», visto che in un post precedente il leader del Carroccio aveva usato la dicitura ‘plexiglas’ (con una ‘s’); dal canto suo il segretario leghista ha ribattuto tirando in mezzo anche la nota enciclopedia Treccani, per avere delle basi sulle quali difendersi e contrattaccare.
Quest’ultima dà ragione a Salvini, visto che Plexiglas è un marchio registrato dall’azienda Röhm GmbH per indicare il PMMA. Un ‘nome proprio’ quindi che come spesso accade – un esempio è il caso della Coca-Cola – si trova a svolgere il lavoro di un ‘nome comune’, finendo con l’essere identificato con il nome del materiale (o del prodotto) stesso.
Plexiglas quindi è un nome commerciale, un marchio registrato di proprietà di un’azienda privata, ma negli anni – e attraversando i Paesi – questa parola ha subìto una storpiatura che ha portato al raddoppiamento della ‘s’, tanto che produttori e addetti ai lavori accettano ormai come corretta anche la forma Plexiglass.
Una discussione forse più interessante si potrebbe aprire se gettiamo lo sguardo alla fine dell’emergenza sanitaria, al momento in cui gli eventuali ‘divisori’ non serviranno più e dovranno essere smaltiti.
In realtà però, se si procede rispettando tutti i protocolli, questo è un non-problema: il plexiglas infatti è totalmente riciclabile!
Il polimetilmetacrilato è un materiale plastico, certo, ma può essere riciclato e riutilizzato al 100%. Se si rispettano le procedure di produzione green, non c’è occasione di spreco o inquinamento dell’ambiente, visto che un pannello divisore (o qualsiasi altro oggetto) può tornare in vita sotto forma di libreria, sgabello, porta TV, ecc.
Per concludere, scrivere Plexiglass (con due ‘s’) non è corretto, ma da anni ormai nell’uso comune è accettata anche questa forma.
La differenza importante sta nel modo in cui si effettua il taglio del metacrilato, nella creatività con la quale si realizza un oggetto fatto in PMMA, nella modalità di lavorazione delle materie plastiche e per finire nella cura che mettiamo nello smaltimento dell’oggetto finito o degli scarti di lavorazione.